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venerdì 17 settembre 2010

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domenica 14 febbraio 2010

Romanìtudine. Oltre una scelta di campo

Domenica 14 Febbraio
al Beba do Samba
via de’ Messapi 8, San Lorenzo


Romanìtudine


A seguito delle sconcertanti notizie delle ultime settimane riportanti la definitiva attuazione dello sgombero dello storico campo del Casilino 900, esprimiamo tutta la nostra solidarietà alle famiglie coinvolte, le quali, dopo un intero anno di trattative con l'amministrazione comunale di Roma [apparentemente volte ad una soluzione congeniale agli abitanti del campo] sono ora costrette a subire il trasferimento/smembramento in quattro campi al di fuori del territorio urbano. Nei nuovi contesti abitativi non c'è ancora traccia di case, nè di cooperative preposte alle pratiche di inserimento, nè tantomeno di nuovi indispensabili documenti di identità.

Dedichiamo a queste famiglie e a tutte le realtà roma, le quali stanno subendo proprio in questi ultimi mesi in tutta Italia l'ennesima violazione dei propri diritti inalienabili e quindi della propria identità comunitaria, la terza iniziativa della rassegna Jazz Sans Frontières “Romanìtudine. Oltre una scelta di campo”


ore 20:00

Presentazione della mostra fotografica “Campus Rom” e del promo-documentario "C'era una volta Savorengo Ker" di Fabrizio Boni e Giorgio de Finis.
Simona Caleo, Giorgio de Finis, Max Intrisano e Massimo Percossi, quattro fotografi raccontano attraverso i loro diversi sguardi il progetto di ricerca transdisciplinare “Campus Rom, oltre i campi nomadi”. Il progetto, nato a Roma nel 2007, insieme a diverse comunità roma, da un'idea di Stalker – Osservatorio Nomade in collaborazione con la ricerca “Nomadismo e Città” del Dipartimento di Studi Urbani dell’Università di Roma Tre, è volto ad affrontare l’emancipazione civile, culturale, economica, sociale e abitativa dei Rom, in un'ottica di superamento della realtà dei campi nomadi in Italia. Tra le diverse esperienze dei collaboratori la costruzione con la comunità rom del Casilino 900 di un prototipo abitativo per le famiglie roma. Saranno presenti i curatori Michele Carpani (Stalker/on) e Max Intrisano.
Info: campusrom.foto@gmail.com


ore 20:30

Introduzione e proiezione del documentario “Le donne vestivano gonne fiorite” di Carlo Chiaramonte, una produzione Digital Desk e Arci, in collaborazione con Presidenza del Consiglio Provinciale di Roma e Commissione delle Elette del Comune di Roma.
Saranno presenti il regista e Graziano Halilovic, mediatore cutlurale rom che lo ha affiancato durante le riprese. Il mediometraggio, di 52', raccoglie le testimonianze di tre di queste ragazze, intessute di desideri, aspettative, sogni e timori per il futuro, e le mette a confronto con le esperienze di vita di quattro donne delle generazioni precedenti in una sorta di “controcanto” tra richiami della tradizione e desideri di cambiamento, componendo un quadro variegato di cosa può significare essere donna ed essere zingara oggi, all'inizio del XXI secolo, in una grande città come Roma.


ore 22:00

Lettura a cura di Sarah Zuhra Lukanic (Racconti e altre poesie), scrittrice croata, ha pubblicato il suo primo romanzo “Le lezioni di Selma” nel 2007 per le Edizioni Libri Bianchi di Milano, vincitrice di numerosi premi letterari, tra questi il Premio Speciale Torino Film Festival del Concorso Letterario Nazionale Lingua Madre 2009.


ore 22:30

ROCCA BENIGNI DUO IN CONCERTO
con ALBERT FLORIAN MIHAI
Paolo Rocca – clarinetto
Fiore Benigni – organetto
Albert Florian Mihai – fisarmonica
Nato dall’originale accostamento di clarinetto ed organetto, il duo formato da Paolo Rocca e Fiore Benigni presenta un vasto repertorio in grado di attingere alle complessità armoniche e ritmiche e agli idiomi musicali più diversi: dalla musica klezmer al choro brasiliano, dai geampara rumeni al moderno tango-jazz, con un costante riferimento alla tradizione popolare italiana. La stessa flessibilità d’approccio caratterizza anche i brani originali proposti dal duo, che stempera l’intenso rigore esecutivo in un lirismo fresco ed essenziale.
Nel corso della serata il duo suonerà con un ospite d'eccezione, Albert Florian Mihai, fisarmonicista romeno che divide da anni il palco con l'artista Moni Ovadia.



...direzione artistica a cura di Mariangela De Stefano...


Ingresso 5 € (tesseramento gratuito), 10 € con consumazione e buffet
associazione culturale Beba do Samba, via de’ Messapi 8, San Lorenzo
Info e prenotazioni 328-5750390 / 3396374741

venerdì 22 gennaio 2010

Il colmo del “travaso”


A Roma era stato tutto programmato da tempo e le impreviste elezioni regionali hanno costretto ad anticipare i tempi della propaganda politica a danno della popolazione romanì.
A Roma era stato programmato il rifiuto del dialogo e della collaborazione con le organizzazioni rom, opportunamente esclusi dal tavolo rom promosso dal Comune in violazione di tutte le risoluzioni del Consiglio d'Europa.
A Roma era stato programmato di "parlare" con il singolo rom, quale facile "usa e getta" della propaganda.
Era stato programmato anche di ignorare le proposte delle organizzazioni rom che a costo ZERO per il cittadino erano finalizzate a smantellare e superare la disastrosa politica dei campi nomadi.
Assistiamo all'ennesima dimostrazione del degrado morale dei diritti civili ed umani, degrado che quando si tratta del popolo romanò (rom e sinti) assume dimensioni visibili e tollerati da gran parte dei cittadini, della società civile e della politica.
In pochi giorni abbiamo visto ciò che NON credevamo più possibile dall'uomo del terzo millennio:
1.abbiamo visto la "caccia" al rom con il ricatto e la paura
2.abbiamo visto l'uomo vestito da vigliacco minacciare donne e bambini per "convincerli"
3.abbiamo visto "uccidere" famiglie rom senza una goccia di sangue e senza utilizzare "forni"
4.abbiamo visto "odio bestiale" contro la persona rom, quell'odio ricercato ad arte dalla propaganda e tollerato da chi predica bene e razzola male
5.abbiamo visto, nel terzo millennio, un istituzionale "travaso" romanò, lo spostamento forzato della popolazione rom e sinta.

Il "travaso" delle famiglie rom da un campo all'altro, in atto in questi giorni a Roma, può apparire agli occhi del cittadino disinformato come la soluzione giusta, invece (e spero di sbagliare) è l'inizio di una tragedia che si riverserà sulla quotiodianità di tutti i cittadini, oltre che un grande sperpero di risorse pubbliche, perchè il "travaso" dell'esasperazione, della segregazione, della discriminazione e della violazione delle norme e dei principi sarà presto colmo ed inizierà ad tracimare, travolgendo tutto ciò che incontrerà sulla sua strada.

Certamente si potevano adottare altre soluzioni, alcune suggerite delle organizzazioni rom, soluzioni adeguate e produttive, soluzioni senza costo per il cittadino.
Quindi mi chiedo:
  • Perchè il Comune di Roma ed il Commissario per l'emergenza rom hanno rifiutato il dialogo con le organizzazioni Rom?
  • Perchè hanno scelto la soluzione più onerosa e meno produttiva?
  • Quando comprenderanno che senza la partecipazione attiva professionale della popolazione romanì ogni iniziativa è destinata al fallimento?
  • A fronte di questo disastro la politica e la società civile cosa fanno?
E' necessario ed urgente una risposta forte da parte della politica, della società civile, delle organizzazioni rom, delle famiglie rom e sinte, per fermare la tragedia e attraverso la partecipazione attiva qualificata di rom e sinti cercare una canalizzazione politica ed istituzionale per evitare un disastro annunciato.

La Federazione romanì nei prossimi giorni promuoverà iniziative pubbliche per denunciare il nuovo porrajmois della popolazione romanì e per avviare un dialogo concreto e produttivo, sollecita le organizzazioni amiche del popolo rom ad una collaborazione concreta e sincera.


Guarnieri Nazzareno - presidente Federazione romanì

mercoledì 20 gennaio 2010

Tabula rasa

Oggi è il 19 gennaio del 2010
È cominciato lo sgombero del Casilino 900
È anche l’anniversario dell’occupazione della facoltà, la Pantera
20 anni di stalker e non riesco a dormire
Poche ore fa la demolizione della casa di Hakya
La casa in cui è nata Savorengo Ker
Ho visto saltare in aria di seguito
Le lamiere del tetto, i montanti in legno, un divano rosso, le scale
La ruota simbolo dei Rom al centro della facciata
Il cavallino accanto, ricordo dell’antico mestiere della famiglia
I gocciolatoi intagliati alla maniera di Hakya
Una stufa di ferro incastrata nei denti della ruspa
Un quadro ad olio con signora, un manifesto di Eminem
Un manifesto di Benito Mussolini, si davvero
Hakya ridendo ha detto ad Azzurra “era un parente.
La foto di un antenato!”
Ho immaginato il punto di vista di chi demolisce
Un video ripreso dalla cabina del macchinista
Di chi sono le mani su quelle leve?
Di chi guarda il video.
Telespettatori educati a non sapere
ora deformano la realtà guidando il video
Sicuri dietro il vetro del parabrezza
il macchinista esegue, demolisce la casa
magari una casa non ce l’ha nemmeno lui.
Una signora dice “io non ci voglio andare nei campi”
Un poliziotto “il campo di Salone
è un albergo a cinque stelle rispetto a questo”
indica la casa di Hakja in macerie,
io penso di no, sono sicuro di no, perché lo so, io so
una poliziotta aggiunge “ma a Salone ora c’è anche la ludoteca,
l’asilo dei bambini dentro al campo”
un’altra poliziotta “ d’estate ci mettono anche la piscina”
le signore Rom ci scherzano sopra, loro non lo sanno
non sono mai state a Salone, nessuno le ha mai portate
a vedere i container, neanche i mariti
Gli daranno un container di 18 metri quadri per sei persone
tre metri quadri a testa
riscaldamento, bagno, acqua e luce elettrica
e tutto intorno, stretti ogni 3 metri,
solo container e spazi tra i container
un posto dove incontrarsi è stato soppresso
per fare posto ai nuovi container per il Casilino 900
sulla recinzione ci sono 50 telecamere
non ci sono gli spazi per i mercatini
né dove lavorare i metalli, riciclare oggetti
sono tunon ci sono altre persone oltre ai Rom,
alle guardie e alle associazioni che li sorvegliano
e li portano a scuola, in città, città?
insomma oggi abbiamo visto demolire la casa di Hakya
e Azzurra dice di aver visto Mussolini

f.c.

martedì 5 gennaio 2010

Ciao Fikret

Fikret Salkanovic, il primo Rom giunto al Casilino 900 quaranta anni fa, è morto il 3 gennaio 2010. I funerali si terranno giovedì 7 gennaio al cimitero di Prima Porta.

Ciao Fikret

giovedì 12 novembre 2009

Sgombero forzato del campo "Casilino 700": appello di Amnesty International a prefetto e sindaco di Roma

Amnesty International ha lanciato un'azione urgente mondiale sullo sgombero forzato del campo "Casilino 700" di Roma, nel quale vivevano circa 400 persone rom, avvenuto mercoledì 11 novembre all'alba.

Nell'appello, l'organizzazione per i diritti umani sollecita il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro e il sindaco Gianni Alemanno ad assicurare che a tutte le famiglie sgomberate sia fornita una sistemazione alternativa come soluzione di emergenza e sia accordato un risarcimento per tutti i beni che sono stati distrutti durante lo sgombero forzato. Amnesty International ricorda che gli sgomberi forzati, eseguiti senza protezioni legali o di altro tipo, sono proibiti dal diritto internazionale in quanto grave violazione dei diritti umani, in particolare del diritto a un alloggio adeguato.

Secondo quanto riferito dalle Organizzazioni non governative (Ong) e dai mezzi d'informazione, all'alba dell'11 novembre circa 150 agenti di polizia hanno sgomberato le famiglie dal campo di via Centocelle, nella parte est della capitale. Tutti gli accampamenti della comunità sono stati distrutti e circa 20 rom sono stati arrestati, nonostante non si sappia di cosa siano accusati. Le Ong locali affermano che la comunità non ha ricevuto alcuna notifica dello sgombero forzato né è stata consultata, e che il Comune di Roma ha offerto rifugi per brevi periodi solo ad alcune donne e ai bambini piccoli, nei dormitori dei senza tetto della città. In base alla legge italiana, le autorità dovrebbero notificare lo sgombero a tutte le persone oppure pubblicare un'ordinanza o un preavviso. In ogni caso, non essendo l'ordinanza formalizzata in questo modo, la comunità non ha potuto rivolgersi alla magistratura per tentare di fermare o posporre lo sgombero.

Nella comunità ci sono circa 140 bambini, di cui 40 frequentano una scuola nelle vicinanze. Lo sgombero minaccia di interrompere la loro scolarizzazione e sconvolgere seriamente la loro educazione.

La maggior parte di coloro che vivono nel campo di Centocelle ha già subito in precedenza sgomberi forzati, con distruzione di accampamenti, vestiti, materassi e, qualche volta, di medicine e documenti.

FINE DEL COMUNICATO Roma, 12 novembre 2009

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell.348-6974361, e-mail press@amnesty.it

Report sullo sgombero del campo rom di Via di Centocelle

11 novembre 2009
Oggi è stato sgomberato il campo di via di 100celle.
Sgombero in gran forze (polizia, militari, guardia forestale, protezione civile) modi molto bruschi, non facevano entrare nessuno, nemmeno le maestre delle scuole. rom tenuti ammassati mentre davanti ai loro occhi le ruspe buttavano giù le baracche.
Uniche soluzioni prospettate dal comune: aiuto al rimpatrio in romania oppure assistenza a donne e bambini smembrando i nuclei familiari.
Ovviamente soluzioni rifiutate.
Fortunatamente sono riusciti a portar via qualcosa e ritrovarsi tutti al vicino parco di Villa de Sanctis, nel VI Municipio.
Ad aiutare c'era Popica, i Bpm, le maestre delle scuole, qualche giornalista, è passato anche Najo, del campo di Casilino 900.
Il municipio ha offerto una sponda importante e aiuto per cercare una soluzione dignitosa per tutti.
Dopo poco all'ingresso del parco di Villa de Sacntis sono arrivati i poliziotti che hanno minacciato i rom di portarli in questura se non si fossero dispersi entro pochi minuti.
Si è deciso di ri-occupare l'edificio dell'ex deposito Heineken su Via dei Gordiani, lì vicino.
Per questa notte dormiranno tutti là.
Nel frattempo si sta cercando di portare avanti trattative per soluzioni migliori e condivise.
Il comune chiaramente si è giocato questo sgombero a livello mediatico, passato sui siti di informazione come "sgombero del casilino".
La posizione di Mastrantonio, Presidente del VII Municipio, il campo era nel territorio del VII, come al solito è poco chiara...sapeva dello sgombero? Oggi poi è scomparso.
Preoccupa la durezza dei modi e il totale disinteresse a 400 persone appena sgomberate.

12 novembre 2009
Un nuovo sgombero dall'edificio dell'ex deposito Heineken dove si erano rifugiati i rom sgomberati ieri in attesa di trovare una migliore soluzione.
Grande dispiaegamento di forze di polizia.
Metà di Via dei Gordiani è stata bloccata da due cordoni di polizia e carabinieri che non facevano entrare nessuno, nemmeno i ragazzi dell'associazione Popica, la dirigente scolastica Salacone, i numerosi insegnanti e giornalisti presenti sul posto.
Tanti i problemi, provo a riassumerli.
Le uniche presenze ammesse all'interno dello stabile, a parte le forze di polizia, erano gli operatori del Comune di Roma.
Le forze di polizia presenti hanno categoricamente impedito l'accesso agli operatori dell'associazione Popica che da anni assistono i rom di questa comunità.
Le soluzioni proposte erano le stesse di ieri (rimpatrio o accoglienza per donne e bambini) con la differenza che oggi i rom sono stati "costretti" a firmare fogli per il rientro assistito sotto minaccia di aver sottratti i figli.
Alcuni hanno firmato e sono stati fatti salire su un pullman, in questo momento non si sa dove sono stati portati, pare che alcuni del pullman siano stati lasciati alla Stazione Tiburtina per andare in Romania, mentre altri fatti scendere lungo la strada.
Una ottantina di persone sono uscite dall'occupazione e riunite nel parco di Villa de Sanctis e stanotte si ripropone il problema di trovare un tetto sotto cui farli dormire.
Sono stati disgregati i nuclei familiari, uomini portati nei centri di identificazione, donne e bambini in strada o nei centri d'accoglienza.
Per due giorni di seguito quasi 400 persone sono state sgomberate e cacciate dal posto in cui erano, con l'unico obiettivo di disperderle come se le persone potessero "magicamente" sparire o volatilizzarsi e col chiaro intento di spostare situazioni problematiche, di dissenso o di povertà fuori dagli occhi di tutti, fuori dal GRA.
Da notare, infine, che ancora una volta l'operazione è stata condotta da comune e prefettura senza che il municipio sapesse nulla e quando lo sgombero era concluso i funzionari della questura parlavano di "pratica chiusa" come se tutte queste persone non fossero altro che pacchi da spostare.

approfondimenti su: www.popica.org